Un talento scoperto dal Maestro Pavarotti in persona e cresciuto professionalmente sotto la guida di registi come Tato Russo, Michael Grief e Fabrizio Angelini. Dopo aver interpretato numerosi ruoli importanti, tra i quali spiccano l’eroe romantico nel musical “I promessi sposi”, e l’eroe decadente per antonomasia ne “Il ritratto di Dorian Gray – Il musical”, ora sta vestendo, in giro per l’Italia, i panni del musicista Mark Harris, nell’adattamento teatrale di “Profondo rosso”.
E parla anche dei suoi progetti in vista della prossima stagione…
Come possiamo definire Mark?
Sicuramente un ragazzo sincero e motivato a scoprire cosa è successo quella notte, in quel teatro dove lui ha assistito a un omicidio. E’ un personaggio contemporaneo, un musicista rock è questo è molto interessante per me personalmente perché la musicalità stessa che Simonetti ha impostato per le canzoni del mio personaggio è esattamente quell’atmosfera che a me è più congeniale, perché la mia vocazione è sempre stata molto “elettronica”. Poi, mi sono avvicinato a un tipo di musical più operistico e questo è servito molto per la mia crescita professionale, ma non dimentico le mie origini assolutamente avanguardistiche.
C’è molta attenzione per il misticismo e, in generale, verso il mistero, in questo spettacolo…
Questa operazione su “Profondo rosso” è semplicemente un’altra dimensione in cui la vicenda si muove, con un proprio linguaggio specifico. Qui abbiamo voluto creare un’atmosfera da thriller, piuttosto che l’atmosfera horror del sangue che schizza.
L’apporto di Dario Argento in questo spettacolo che cosa ti ha lasciato?
E’ stato un apporto decisivo proprio perché il suo punto di vista prettamente cinematografico ha lasciato una firma in ogni scena, e questo si vede nello spettacolo. So quanto lui abbia da tempo inseguito il teatro, quanto lui sia affine al teatro, avendolo tra l’altro spesso inserito nei suoi film.
Ritieni che la contaminazione tra cinema come punto di partenza e palcoscenico come punto di arrivo per nuovi allestimenti teatrali sia una strada percorribile?
L’importante è che qualsiasi strada venga percorsa con un senso. Non ci deve essere, secondo me, la contaminazione della televisione. Certi personaggi funzionano per la tv e quella dovrebbe essere la loro scena ideale. Io difendo una categoria di persone in grado di partecipare a qualsiasi tipo di operazione, commerciale o meno, ma che abbia la capacità di emozionare il pubblico.
La gente che va a teatro percepisce tutto, ma bisogna comunque fornire un apporto qualitativo.
Si dice che tu sia candidato a interpretare un altro ruolo molto importante nella prossima stagione teatrale…e lo spettacolo si intitola “Il conte di Montecristo”!
Dici il vero! Posso anticipare che il regista sarà Armando Pugliese, le musiche sono di Gianluca Cucchiara. Sono due anni che parliamo di questo progetto e finalmente si prospetta la tournée.
Ti è capitato di rifiutare un ruolo in teatro? Riferiamoci sempre al musical
Assolutamente! La carriera è fatta di tanti no. Nel teatro musicale ho detto no a due progetti. La mia idea è sempre quella di creare un pensiero nel pubblico, farlo riflettere o emozionarlo. Di conseguenza, faccio tanta prosa e musical e continuerò su questa strada con i due differenti linguaggi del canto e della recitazione, finché potrò!
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